No, non c’è nessuna fretta. È giusto conoscere gli altri partecipanti e osservare la profondità del loro gioco, condividere e sperimentare la “tenuta” emotiva del gruppo prima di lanciarsi.
Esistono gruppi di base di psicodramma, in cui è previsto un impaccio iniziale. I partecipanti più estroversi saranno anche i primi a proporre qualche argomento, magari un loro sogno, e così anche un introverso può trovarsi a interpretare un fiume, una botola segreta, un nonno nell'oltretomba che torna sorridendo, il figlio piccolo, una casa amata o la tavola imbandita. Non è necessario metter lì subito le proprie questioni, eppure, interpretando una parte con le dovute istruzioni, qualcosa nell'inconscio viene rimescolato, rivitalizzato, e spesso tornano a galla propri ricordi, anche piacevoli, situazioni di vita, si presentifica qualcosa, spesso in modo sincronico. Con una certa frequenza, qualcosa che viene giocato nella sessione di psicodramma arriva a dare la risposta che cerchiamo, anche se non si è fatto nulla per sollecitarla. Sicché, nel volgere di pochi incontri, appare così chiara la valenza di questa tecnica, così bella e così profonda, che la ritrosia diminuisce moltissimo.
Una regola che vale sempre: è possibile rifiutarsi di giocare una propria questione, anche se si è sentita l’esigenza di condividerla con il gruppo in forma di racconto; così come si può dichiararsi non disponibili a interpretare una parte nel gioco di qualcun altro: non tutti i momenti sono adatti, e queste scelte sono insindacabili.
